Il nuovo codice degli appalti in breve

di Gabriel Abbruzzese

In data 28 marzo 2023 è stato approvato il nuovo codice degli appalti, anche denominato ‘’Codice Salvini’’ in onore del suo promotore – attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il codice, che ha suscitato opinioni divergenti, entra in vigore a partire dal 1° aprile 2023 mentre, dal 1° luglio 2023 è prevista l’abrogazione del dlgs 50/2016 e l’applicazione delle nuove norme anche a tutti i procedimenti già in corso.


In cosa consiste il provvedimento
Il codice degli appalti è un complesso normativo che disciplina le gare d’appalto, ovvero una concorrenza tra imprese che presentano delle offerte per la realizzazione di un lavoro pubblico e l’ente interessato valuta quella più conveniente che offre maggiore qualità. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, in data 28 marzo, ha approvato il nuovo Codice potendo così analizzare quali sono i punti di differenza tra i due testi.


Anzitutto, le basi su cui si fonda il Codice Salvini sono semplificazione e digitalizzazione. Nel primo caso, l’obiettivo è quello di snellire le procedure burocratiche così i cantieri saranno più veloci ed i lavori realizzati in tempi più brevi. Nel secondo caso, è previsto un potenziamento della banca dati che conterrà maggiori informazioni delle imprese, ed un rafforzamento delle piattaforme digitali, con un risparmio di tempo per la consultazione della documentazione necessaria. Inoltre, c’è l’innalzamento a 5,38 milioni di euro della soglia minima per cui sono obbligatorie le gare d’appalto, al di sotto di essa, i lavori si possono fare per affidamento diretto o negoziazione.


Altra novità rispetto al dlgs 50/2016, è la modifica della figura del RUP, partendo dal nome che cambierà da responsabile unico del procedimento a responsabile unico del progetto e anche l’allegato I.2 viene rivisto, in quanto nella precedente bozza conteneva le indicazioni su nomina e compiti del RUP, nel nuovo contiene i requisiti di designazione del responsabile. Cambiano anche le modalità di nomina a lui inerenti, in quanto nel neo-codice spetta alle stazioni appaltanti, agli enti concedenti ed, eventualmente, anche ai dipendenti con contratto a tempo determinato.


Le critiche al nuovo codice
L’approvazione di tale codice, ha suscitato opinioni molto contrastanti, a partire dall’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) che ha stroncato il Codice Salvini in merito alla deregolamentazione attraverso le parole del presidente Giuseppe Busia. ‘’Al di sotto della soglia prevista si dà mano libera, si dice non consultate il mercato, scegliete l’impresa più vicina, quella che conosco, non quella che si comporta meglio’’, riferendosi al meccanismo di corruzione che potrebbe instaurarsi nei piccoli centri.


Inoltre, Busia ha chiarito come semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di trasparenza e controllabilità. A sostenere le critiche c’è anche il PD che scenderà in piazza accanto ai sindacati chiedendo una revisione dell’eccessiva deregolamentazione che causerebbe un accesso poco trasparente ai lavori pubblici danneggiando l’intero settore.


A sostenere però le nuove misure è la coalizione di centrodestra, sottolineando come si tratti di un Codice taglia-burocrazia. Inoltre, il nuovo testo prevede il dissenso qualificato, ovvero un principio per il quale le amministrazioni pubbliche avranno un campo d’azione più limitato in caso di contrarietà ad un’opera.


Evidenzia poi la Lega, che i Comuni avranno più opzioni per scegliere la stazione appaltante, qualifica che prima spettava alle Province. Infine il Carroccio sottolinea la presenza di una clausola che accelera i pagamenti, cioè emettere fatture al momento dell’adozione del SAL (Stato avanzamento lavori, un documento che attesta l’avvenuta esecuzione di un determinato lavoro).

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