Addio a Ryuichi Sakamoto, chi era?

di Emilia Casella


È scomparso Ryuichi Sakamoto, celebre compositore giapponese considerato pioniere nella
musica etnica orientale e musica elettronica occidentale. Stroncato da un cancro al colon; la
morte, avvenuta il 28 marzo, è stata resa nota solo il 2 aprile dalla famiglia.


Classe ’52, era conosciuto internazionalmente per le sue colonne sonore in diversi film come
Revenant- Il Redivivo, Merry Christmas Mr. Lawrence (Furyo) e, soprattutto, L’ultimo
imperatore. In questi ultimi due film aveva partecipato anche come attore, rispettivamente
nel ruolo di capitano nell’esercito giapponese legato in un rapporto ambiguo di ossessione e
odio con il personaggio interpretato da David Bowie, prigioniero di guerra britannico, e nei
panni di Masahiko Amakasu, ufficiale dell’esercito giapponese, implicato nell’omonimo
incidente in cui arrestò e picchiò a morte alcuni anarchici nel timore che si rivoltassero
contro il governo allora vigente.


Fondamentali le sue tre collaborazioni (L’ultimo imperatore, Il Tè nel deserto, Il Piccolo
Buddha) con il regista italiano Sandro Bertolucci che si rivelarono essere estremamente
fruttuose, in quanto gli valsero numerosi riconoscimenti internazionali come un Oscar alla
migliore colonna sonora nel 1988 (divenendo il primo asiatico a vincere il premio), un
Grammy, due Golden globe e una nomination ai Bafta (precedentemente vinto anche per
Furyo).


Il suo vasto portfolio non comprende solo colonne sonore, ma anzi è solo la punta
dell’iceberg di una carriera iniziata come parte del trio Yellow Magic Orchestra, che, tra
l’altro, ha visto scomparire l’altro componente Yukihiro Takahashi ad inizio anno. I suoi
svariati lavori hanno largamente influenzato la scena electro pop, techno, synth pop e j-pop.


Abile nel coordinare la carriera da solista (in cui riuscì a scalare le vette della classifica
nazionale giapponese Oricon con Energy Flow come prima canzone strumentale in
assoluto) e le sue altre attività nella creazione di musiche per film, anime e videogiochi. Ha
inoltre collaborato con molti grandi esponenti della musica a livello internazionale, come il
gruppo tedesco Kraftwerk, Iggy Pop, Youssou N’Dour e, soprattutto, David Sylvian.


Nonostante il tumore al colon, la sua seconda battaglia dopo la diagnosi alla gola nel 2014,
continuava a lavorare non stop alla musica, la sua vocazione di vita, citando come
ispirazioni Bach e Debussy. Emblematico l’album pubblicato nel 2017, Async, struggente e
ricco di riflessioni sulla caducità della vita. Solo a dicembre si era tenuto un suo concerto
(Playing the Piano 2022) in cui aveva tristemente predetto che sarebbe stato forse l’ultimo.
Aveva fatto uscire infine, l’ultimo album, 12, a gennaio di quest’anno.


Ma la musica non era la sua unica occupazione, infatti, era noto anche per il suo impegno
come attivista in diversi campi. Abitando a New York, nel 2002 ha raccolto dei saggi in cui
rifiutava la guerra in seguito agli attentati dell’11 settembre e, sin dal 2006, era contro
l’energia nucleare. “Stop Rokkasho” era il movimento da lui creato in cui chiedeva il fermo
per la costruzione della centrale nucleare a Rokkasho e la chiusura di un altro impianto ad
Hamaoka. Nel 2012, in seguito alla strage di Fukushima, aveva organizzato l’evento “No
Nukes”. A lui si deve la fondazione “More Trees” per sostenere la crescita e la preservazione
delle foreste ed era persino membro del Consiglio del “Renewable Energy Institute”. L’ultima
battaglia è stata recentissima, contro l’abbattimento dei 146 alberi di Meiji Jingu Gaien
Gingko a Tokyo.


“Quante lune piene potrò guardare in futuro?”
Una domanda pregnante che si è posto Sakamoto nelle sue recenti pubblicazioni sulla
rivista letteraria Shincho, a cui il suo staff risponde nella lettera di commiato «Ars Longa, Vita
Brevis».
Una verità incontrovertibile: La vita finisce… ma la musica permane, va oltre.

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