Erdogan vince le elezioni. Quale sarà il futuro della Turchia?
di Gabriel Abbruzzese
Recep Tayyip Erdogan sarà presidente della Turchia per il terzo mandato consecutivo, decisivo il raggiungimento del 52,1% dei consensi al ballottaggio contro il suo sfidante Kemal Kilicdaroglu. Ma se quella del Sultano può essere considerata una vittoria scontata o schiacciante, i dati dimostrano l’esatto opposto. Mai prima d’ora era stato necessario ricorrere ad un ballottaggio per decretare il vincitore delle elezioni e ciò è la perfetta testimonianza di come, ad oggi, la Turchia sia un Paese profondamente diviso non solo a causa delle recenti catastrofi naturali ma soprattutto dal punto di vista politico-sociale.
La principale sfida che Erdogan dovrà affrontare è quella di sollevare un’economia ormai malata, con la lira turca che ha toccato un nuovo minimo e con un tasso di inflazione al 44%. Infatti ciò che preoccupa di più è la volontà del leader turco di mantenere volutamente bassi i tassi di interesse nonostante gli scarsi risultati ottenuti e le continue critiche da parte degli esperti. Continuare ad applicare tali strategie condurrà inevitabilmente ad una débâcle economica che danneggerebbe non solo la Turchia, ma anche l’intero occidente trattandosi di una delle principali economie con cui l’UE collabora.
Particolari timori sono quelli inerenti alla democrazia, dopo che Erdogan, nei precedenti due mandati, ha trascinato la Turchia verso un autoritarismo con modifiche costituzionali ed incarcerando diversi oppositori e critici, tra cui giornalisti. Nel suo discorso di vittoria, il neo presidente ha attaccato duramente l’opposizione e la comunità LGBTQ, che temono un’ulteriore erosione dei loro diritti. Inoltre, in un Paese in cui la religione continuerà a dominare sulle libertà, la minoranza alevita rischia di essere completamente isolata dalla partecipazione alla vita pubblica senza norme o misure che garantiscono tutela da possibili discriminazioni.
A meno di sorprese, dovrebbe rimanere inalterata la posizione della Turchia nello scenario internazionale. Con Ankara che continuerà a mantenere un rapporto di mediazione bilanciato tra Russia ed Ucraina, ma con un particolare occhio di riguardo verso Putin dato il rapporto speciale instaurato con quest’ultimo durante gli anni di presidenza. La Turchia, inoltre, si confermerà parte integrante della NATO, ma rimarrà immutate quelle che sono le sue visioni circa l’ammissione della Svezia nell’alleanza atlantica. Questa situazione complicherà certamente i rapporti con il blocco transatlantico generando ulteriori frizioni e sfiducia reciproca. Rimanendo in ambito di politica estera, il Sultano continuerà a mantenere forti legami economici con la Cina e con la Russia (rispettivamente terzo e primo partner commerciale della Turchia).
Non mancano nei piani di Erdogan continui riferimenti all’impero ottomano, con l’obiettivo di riconciliare la Turchia moderna con il suo glorioso passato. L’idea del presidente turco è quella di aprire un dialogo con Paesi rivali come la Grecia ed Egitto, ma soprattutto avvicinarsi al regime siriano del presidente Bashar al-Assad in funzione anti-curda. Importante sarà ristabilizzare le relazioni diplomatiche con Emirati Arabi Uniti, Israele e Arabia Saudita. Quindi, con il suo terzo mandato, l’obiettivo di Erdogan sarà quello di ‘’rendere la Turchia di nuovo grande’’, nel periodo in cui il Paese si prepara a festeggiare (quanto possibile) il centenario della fondazione della Repubblica.
