Il piano del governo per salvare l’Emilia Romagna
di Andrea della Corte
Nelle giornate del 16 e 17 maggio ’23 l’Emilia-Romagna, ed in particolare la città di Bologna, la provincia di Forlì-Cesena, il Ravennate ed il Riminese, sono stati colpiti da intensi fenomeni metereologici che hanno determinato una tremenda alluvione. Questa consta di ventuno fiumi esondati e di circa trecento frane. I Comuni interessati dall’alluvione sono circa cento, mentre gli sfollati sono trentaseimila. Purtroppo bisogna registrare anche il dato di ben quindici vittime. Le cause metereologiche del disastro sono riconducibili alla grande quantità di pioggia che si è riversata sul territorio romagnolo: tra i 150 e i 200 mm nella provincia di Ravenna e nel bolognese e picchi di addirittura 300 mm nella provincia di Forlì.
Questi dati, che sono stati registrati in appena 48 ore di osservazione, sono indicativi dell’estremo evento meteorologico che la regione ha subito, dal momento che numeri simili si registrano in una intera stagione piovosa. Insomma in Emilia-Romagna si sono verificate in due giorni precipitazioni che si sarebbero dovute verificare in sei mesi. Il territorio provato dalla siccità che ha caratterizzato il periodo invernale, e saturo delle piogge verificatesi all’inizio di maggio, non ha retto all’urto.
La macchina dei soccorsi si è subito attivata. Sul territorio sono stati dispiegati centinaia di Vigili del Fuoco, operatori di Protezione Civile e reparti dell’Esercito che hanno provveduto a mettere in salvo le persone intrappolate nelle proprie abitazioni a causa della furia dell’acqua. Insieme agli uomini dello Stato tanti cittadini e volontari sono intervenuti contribuendo a liberare dal fango le strade delle proprie città. Senza dimenticare poi il sacrificio di numerosi agricoltori che hanno accettato di far inondare i propri campi pur di salvare i centri cittadini più importanti, come è avvenuto nel caso della città di Ravenna. Il popolo romagnolo, grazie anche alla solidarietà dimostrata dall’Italia intera, lavora a testa bassa per ritornare alla normalità.
Come i soccorsi sul territorio non si sono fatti attendere, così l’intervento dell’Esecutivo è stato immediato. Nella giornata del 23 maggio si è riunito il Consiglio dei Ministri che ha approvato un decreto-legge che stanzia oltre due miliardi di euro per far fronte all’emergenza. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha divulgato i tratti salienti del decreto in un video trasmesso sui social di Palazzo Chigi. Questo prevede la sospensione del pagamento delle tasse per le popolazioni colpite fino al 31 agosto 2023 e il rinvio dei processi giudiziari nei quali una delle parti è stata colpita dall’alluvione. Inoltre il decreto stanzia venti milioni di euro per garantire la continuità scolastica e un fondo di solidarietà cui le università possono accedere.
Il Governo ha raccomandato al Ministro dell’Istruzione e del Merito flessibilità nella gestione degli Esami di Stato e il ricorso alla didattica a distanza per scuole ed atenei. Ma è circa il sostegno a lavoratori ed imprese che l’Esecutivo ha profuso il maggiore impegno: per tutti i lavoratori dipendenti è prevista la cassa integrazione in deroga per novanta giorni con una copertura di 580 milioni di euro, si prevede un accesso facilitato per le piccole e medie imprese al fondo di garanzia, contributi da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale alle imprese esportatrici con una copertura totale di 700 milioni di euro e 178 milioni di euro in capo al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per sostenere le aziende agricole. Infine si registrano ulteriori interventi, certamente di portata minore, in capo ad altri Ministeri.
Nello stesso video ha preso parola il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che ringraziando l’Esecutivo per la celerità del suo intervento ha voluto sottolineare la necessità di un nuovo decreto che definisca i termini della ricostruzione futura. Egli ha evidenziato quali sono i temi cruciali da affrontare, ovvero frane, fiumi, strade ed infrastrutture ed ha anticipato l’intenzione di voler replicare il modello della ricostruzione post-terremoto del 2012 all’insegna dei principi di “semplificazione, legalità e rapidità”.
La popolazione romagnola certamente si attende che il decreto sia solo il primo passo di una risposta di ampio respiro che le autorità non tardino a dare. Il principale obiettivo da perseguire dovrà essere la cura e la manutenzione del territorio onde evitare che eventi climatici avversi, sempre più frequenti, possano nuovamente ferire la nostra terra.
