La questione strategica della Nato analizzata nel Dipartimento di Scienze Politiche
di Alessandro Crispino
L’ 11 maggio 2023 il dipartimento di scienze politiche della Federico 2° ha avuto l’onore di ospitare, grazie all’impegno del direttore di dipartimento, il prof. Vittorio Amato, e alla collaborazione del Prof. Settimio Stallone, il Gen. Vasco Angelotti, capo di stato maggiore “NATO ALLIED JOINT FORCE COMMAND NAPLES”. Durante l’incontro si è analizzata la postura strategica della nato dopo la fine della Guerra Fredda. Prima di entrare nel merito della questione strategica, e quindi di rivolgere lo sguardo al futuro, è stato doveroso analizzare ciò che la Nato è già stata e ciò che continua ad essere tutt’ora. Ecco cosa si è detto.
La Nato è un organizzazione internazionale fondata, in fase embrionale, il 4 aprile 1949 a Washington con la firma del Trattato del Nord Atlantico, sottoscritto da 10 stati europei (Belgio, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito) e da 2 stati Nord-Americani (Usa e Canada). Tuttavia i primi passi concreti a livello organizzativo li si avranno con la convenzione di Londra del 19 giugno 1951, con lo statuto delle forze Nato, e con la convenzione di Parigi del 1952, che fissa le condizioni giuridiche dei quartier generali militari internazionali.
L’influenza dell’alleanza atlantica è di carattere politico-militare. Al livello politico la Nato si impegna per l’esportazione dei valori democratici e rende più semplice tra gli alleati l’instaurazione di rapporti diplomatici stabili e approfonditi. Al livello militare essa ha come primo proposito la risoluzione diplomatica delle controversie. Quando ciò non si mostra possibile l’alleanza nord atlantica ha le capacità belliche per poter affrontare eventuali crisi.
La Nato ha però funzioni esclusivamente difensive e persegue il proposito della difesa collettiva, secondo il principio che un attacco a un membro dell’alleanza è un attacco a tutti gli alleati. Principio regolato dall’articolo 5 del trattato di Washington.
L’alleanza si forma per la volontà americana di evitare che la difficile situazione post 2° guerra mondiale causi nuovi conflitti tra gli stati europei e, soprattutto, che la Russia possa assumere il controllo del vecchio continente. La pacificazione del continente europeo fu facilitata dalla disastrosa condizione da cui usciva l’Europa, avendo combattuto nella prima metà del 20° secolo due conflitti mondiali, con risultati autodistruttivi.
La questione dell’URSS fu invece il punto che dettò la direttrice strategica dell’alleanza atlantica. Il nemico era ad est ed era interesse comune limitarlo e portarlo il più possibile fuori dall’Europa. Il carattere difensivo della Nato fece sì, insieme alla deterrenza nucleare, che lo stato di tensione non si tramutasse mai in uno scontro diretto, scontro che avrebbe avuto delle conseguenze difficilmente immaginabili. La disgregazione di quest’ordine mondiale si ebbe infatti per l’implosione strutturale del sistema sovietico e non per gli esiti di una guerra.
Dopo lo scioglimento dell’URSS, in molti iniziarono a teorizzare l’inutilità della Nato.
Questo pensiero è rimasto estremamente popolare fino all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e al palesarsi in maniera evidente della volontà cinese di voler cambiare l’attuale ordine mondiale. In realtà anche immediatamente dopo la caduta del muro di Berlino l’alleanza nord-atlantica ha profuso un impegno decisivo per stabilizzare quei territori che erano sotto l’influenza dell’unione sovietica. Ciò dimostra l’elevata capacità della Nato di saper interpretare gli eventi per favorire la formazione di equilibri internazionali che possano durare nel tempo. E che quindi la sua utilità va oltre al momentaneo bisogno di difesa per fronteggiare una probabile aggressione militare.
Nel 2022 l’importanza della Nato ritorna a essere chiara a tutti. Il vertice di Madrid dello scorso fine giugno è il vertice più importante dalla fine della guerra fredda. La necessità è quella di (ri)definire la postura strategica della nato. Per quanto riguarda il quadrante europeo si è dibattuto sull’ entrata nella Nato di nuovi membri quali Svezia e Finlandia. Con quest’ultima che il 31 marzo del 2023 è entrata definitivamente a far parte dell’alleanza.
Inoltre si è deciso di aumentare il numero di soldati adibiti al pronto intervento. Portando il numero da 40 mila unità a 300 mila. Poi si è discusso molto di un parziale riarmo e dell’impegno dei paesi europei a portare le spese militare quantomeno al 2% del PIL. Oltre ciò, si è ovviamente confermato l’assoluto sostegno dei membri della Nato all’ Ucraina.
È importante evidenziare la partecipazione al vertice di Madrid di partner esterni al Patto Atlantico, ovvero Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Mauritania e Tunisia. Queste presenze dimostrano come la Nato abbia deciso di porre maggiore attenzione agli scenari mondiali, con un focus in particolare all’indo-pacifico. Regione in cui si tenterà di contenere l’espansione della Cina, considerata la minaccia strategica del nuovo percorso Nato e unica potenza bellica a poter fronteggiare simmetricamente gli USA e i suoi partner in una guerra.
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