Le conseguenze geopolitiche degli scontri in Sudan
di Matteo Natalizio
Gli scontri che si stanno consumando in Sudan preoccupano i Paesi vicini ma non solo. Gli interessi Russi e Europei nella zona vengono colpiti dalla crisi politico-militare mentre il Sudan affronta un nuovo colpo di stato.
Gli scontri continuano
Rispetto a quello che è successo nei giorni scorsi si è raggiunto un accordo di “Cessate il fuoco” che però non è stato rispettato su tutto il territorio. Dopo una settimana di scontri sembra abbastanza evidente che il colpo militare tentato da Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemedti sia fallito. Il Governo centrale di Abdel-Fattah Al-Burhan è ancora intatto nella capitale Khartum ma tramite la mediazione degli USA è stato raggiunto un Cessate il fuoco per permettere l’evacuazione di personale diplomatico e degli stranieri presenti sul territorio.
Il tentativo di Dagalo di rovesciare Burhan si concentrava su una strategia che puntava ad eliminare il vantaggio principale dell’esercito regolare, le basi aeree. Tentativo fallito come dimostrano alcuni video illustranti l’operatività di jet e caccia sul campo di battaglia, dimostrando che Burhan può disporre delle forze aeree senza particolari problemi.
Nonostante il fallito colpo di stato però nessuna delle due parti è intenzionata a fermare veramente il conflitto nonostante l’accordo, pertanto gli scontri sono tutt’ora in corso. La situazione preoccupa una pluralità di soggetti, dalle potenze locali vicine al Sudan alle potenze Occidentali e Asiatiche.
Sud Sudan
Il Sud Sudan dopo l’indipendenza del 2011 ha avuto un susseguirsi di colpi di stato, riusciti e non, e la poca stabilità ha reso la dipendenza dal Sudan molto più forte. Avendo grandi risorse di Petrolio il Sud Sudan ha bisogno degli impianti di lavorazione e raffinazione che si trovano nel Sudan e della logistica per immetterlo nel mercato, data dal Porto Sudan nel Mar Rosso. Pertanto i conflitti in corso rischiano di far crollare l’economia dello stato.
L’Egitto
Oltre agli accordi che legano l’Egitto al governo di Khartum, a preoccupare il capo egiziano Al-Sisi ci sarebbe una questione più grave. Durante uno degli attacchi alle basi aeree di Burhan i militari di Dagalo avrebbero catturato alcuni militari egiziani presenti nella base dopo gli accordi tra i due capi di stato. Come mostrato in un video, le truppe di Dagalo non avrebbero rilasciato i militari egiziani. A complicare il tutto vi è la diga etiope sul Nilo, che l’Egitto non ha mai gradito e che neanche il Sudan vedeva di buon occhio data la minaccia idrica che la diga rappresenta. Anche la mancata tranquillità nel Mar Rosso, provata già dal conflitto in Yemen, che si ripercuote in un minor passaggio di merci nel Canale di Suez è una questione non meno importante, anche l’Arabia Saudita ha interesse a lasciare il Mar Rosso abbastanza tranquillo.
Gli altri Paesi vicini
Ciad, Etiopia ed Eritrea invece temono di subire ripercussioni e una minore stabilità dell’area, l’arrivo di sfollati e il rischio che alcuni confini non vengano rispettati portano grandi preoccupazioni. In particolare l’Etiopia è impegnata in una rivendicazione di una Regione del Sudan poiché terra fertile coltivata da contadini etiopi ma amministrata dal governo sudanese.
Unione Europea
Oltre alla crisi umanitaria, l’UE teme che una guerra civile in Sudan possa aggravare la situazione nel mediterraneo. Data l’importanza strategica del Sudan nelle rotte migratorie che portano in Europa, partendo dal Corno d’Africa e passando per la Libia molti etiopi, sudanesi, eritrei e somali affrontano il viaggio nel Mediterraneo per essere accolti principalmente in Italia. Pertanto il conflitto in Sudan potrebbe esasperare ulteriormente uno dei problemi più complessi per l’Italia e l’Europa. Anche l’Inghilterra, legata dal passato di potenza colonizzatrice, e la Francia, paese che è sempre stato una meta finale da parte dei migranti, temono uno scenario di forti flussi migratori.
Russia e Cina
Anche le potenze Orientali hanno interessi nel Sudan. La Russia, tramite la Wagner, avrebbe dato supporto alle forze di Dagalo tramite servizi di intelligence e addestramento delle truppe. A quanto pare però non sarebbe direttamente coinvolta nel conflitto data anche una precedente collaborazione anche con l’esercito sudanese.
Contrariamente da quello che alcuni giornali hanno dichiarato, sembra che in realtà la Wagner, e la Russia con essa, stia aspettando il vincitore degli scontri in modo tale da non sprecare risorse aiutando uno o entrambi i combattenti, anche perché le miniere di Oro in Sudan sarebbero sotto il controllo della Wagner stessa, dunque la “neutralità” nei confronti dei due generali sembra la via migliore per continuare ad averne il controllo. La Cina invece è molto legata all’economia del Sud Sudan dati gli investimenti fatti da aziende cinesi per acquisire le aziende petrolifere del Sud Sudan che, come già accennato, senza più impianti di raffinazione e un porto dove far imbarcare il proprio petrolio rischiano di fallire e di far fallire l’economia sud-sudanese.
USA e ONU
Gli Stati Uniti confermano tramite la White House che ben 2 cittadini americani hanno perso la vita durante gli scontri. La tragedia umanitaria è in cima alle preoccupazioni di Biden e l’ONU invece denuncia almeno 450 civili uccisi, 4000 feriti. Anche un operatore umanitario tra le vittime. Guterres, segretario generale ONU, dichiara che “serve uno sforzo totale per la Pace”.
