Il massacro di russofoni in Donbass, a cosa facciamo riferimento?
di Gianluca Gautieri
La guerra in Ucraina scoppia per una molteplicità di complicazioni, fra tutte la questione territoriale. Il territorio di maggior interesse è senz’altro il Donbass, regione a maggioranza russofona situata nell’est dell’Ucraina, al confine con la Russia. La zona in questione, non ha conosciuto le ostilità solo nel 2022, in quanto protagonista di una vera e propria guerra civile scoppiata nel 2014. La vicenda è stata molto spesso ripresa durante il dibattito sulla guerra negli ultimi mesi, riferendosi ad essa come il massacro dei russofoni in Donbass.
La questione identitaria
È bene precisare che quando ci riferiamo alla popolazione russofona in Ucraina, non parliamo di russi, bensì di cittadini ucraini con un retaggio strettamente legato alla cultura russa. In particolar modo, essi non si riconoscono nelle istituzioni ucraine, né quantomeno in quelle russe, in una sorta di identità mista o autonoma.
La questione identitaria era chiaramente destinata a diventare una bomba sociale, esplosa a seguito dell’Euromaidan, una serie di proteste a matrice filoeuropea, che portarono alla destituzione del governo filorusso di Viktor Janukovyč nel 2014. La caduta dell’esecutivo comportò malcontento e rivolte nelle regioni a maggioranza russofona, tra cui Crimea e Donbass.
La Crimea è una penisola che affaccia sul Mar Nero, annessa dopo gli scontri in questione dalla Federazione Russa, tramite un referendum di autodeterminazione non riconosciuto dalla comunità internazionale per via della presenza di truppe russe sul territorio.
La guerra civile
La Russia, che aveva presenziato militarmente agli scontri in Crimea, ha notoriamente appoggiato anche i disordini in Donbass, tramite finanziamenti economici e militari destinati alle milizie filorusse. Dopo l’intervento dell’esercito ucraino, le proteste e la guerriglia urbana si trasformarono in una vera e propria guerra civile fra l’esercito di Kiev e le truppe separatiste finanziate da Mosca.
Una missione di monitoraggio per i diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina, ha registrato che dall’aprile 2014 alla fine del 2018 le vittime nel Donbass sono state almeno 13mila, di cui 3.300 civili, 4mila soldati ucraini e 5.500 miliziani separatisti.
I dati sono certi, discorso che non vale per le modalità di esecuzione del conflitto armato. L’esercito ucraino è accusato di aver bombardato obiettivi civili per demoralizzare la popolazione, mentre i miliziani sono ritenuti responsabili di esecuzioni sommarie ed altri crimini di guerra.
Ruolo particolare è svolto da alcune milizie – di estrema destra, ma non solo – legate alle truppe di Kiev (fra queste, il reggimento Azov, che ha acquisito maggiore notorietà nell’attuale conflitto russo-ucraino). Questi agenti sono accusati di frequenti violazioni dei diritti umani, ed il governo ucraino, nonostante ne abbia appoggiato il servizio militare, non fu mai realmente in grado di subordinarne l’operato.
Gli accordi di Minsk
Il maggiore tentativo di risoluzione diplomatica è rappresentato dai tanto chiacchierati accordi di Minsk. Dopo il fallimento del piano stipulato nel 2014, è stato il turno degli accordi del 2015, garantiti questa volta dalla sorveglianza dell’Osce e dalla mediazione dei leader di Francia, Germania, Russia e Ucraina.
Il piano su 13 punti sanciva il ritiro di tutte le formazioni armate straniere (russe), elezioni democratiche nelle regioni separatiste ed il riconoscimento da parte dell’Ucraina di una loro maggiore autonomia, tramite la costituzionalizzazione di uno statuto speciale per le regioni Donetsk e Lugansk. Come è ben noto, anche questo piano fu disatteso. Dagli analisti geopolitici, la colpa viene attribuita ad una controparte piuttosto che all’altra, un dato è però certo. Gli accordi di Minsk furono semplicemente pensati male.
In prima analisi, la Russia non era vincolata a cessare di interagire nel conflitto, perché non aveva semplicemente mai ammesso di averlo fatto, nonostante le prove. Dall’altro lato, l’Ucraina non avrebbe mai permesso elezioni in un territorio che era a tutti gli effetti sotto il controllo delle truppe separatiste, così come non avrebbe mai potuto riconoscere uno statuto speciale alle regioni in questione, non solo per evitare un eccessivo decentramento, ma soprattutto per limitare le inimicizie con l’opinione pubblica.
Conclusioni
Il bilancio finale di questo conflitto, che non è mai realmente terminato, è dunque abbastanza neutrale. Risulta complicato separare i buoni dai cattivi, il bianco dal nero, data l’innegabilità del torbido grigiore in cui si è costretti a sguazzare nel reperire informazioni riguardo tale vicenda. Trattasi di una guerra civile, ed in quanto tale non vi è chi ha ragione e chi ha torto, ma solo due istanze contrastanti, pronte ad usufruire di tutte le armi di cui dispongono – legittime o meno – pur di far prevalere le proprie ragioni.
Il giudizio di chi vi scrive è che non c’è stato alcun massacro nazista da parte del governo ucraino a danno dei poveri filorussi indifesi. Ma nel semplice riportare la vicenda, controllando le fonti e presentandola nella maniera più imparziale possibile, non posso che delegare al lettore qualsiasi tipo di interpretazione dei fatti.
Il direttore

Commento assai parziale. Yanukovic fu votatto da una maggioranza indubitabile. Maidan fu un vero colpo di stato organizzato dagli USA , ci sono registrazioni pubbliche su you tube (alcune riprese da TV USA) con Victoria Nuland,” Assistant Secretary of State for European and Eurasian Affairs” sotto il Segretario John Kerry, durante le proteste di piazza Maidan insieme al futuro primo ministro dell’Ucraina Arsenij Jacenjuk, al senatore John McCain, all’ex pugile Vitali Klitschko e a Oleh Tjahnybok, figure molto attive nella svolta politica del Paese e leader di formazioni neonaziste. Rimane famoso il suo”fuck EU” (lett. “che si fotta l’Unione europea”) che manifesta il vero spirito dei governi USA. Gli accordi di Minsk furono accettati dai russi e dagli ucraini, come risulta dalla conferenza stampa congiunta col mediatore Macron (presidente francia) e Zelensky ancora visibile in rete. Quest’ ultimo li sconfessò il giorno seguente dando avvio alla guerra con la Russia. quanto alla crime la “disonesta” europa non ha riconoscito la sua separazione dall’ ucraina per la presenza , durante il referendum , di militari russi. Peccato che dopo la dissoluzione del patto di Varsavia la Russia concordò con l’ Ucraina la permanenza di una base della marina militare russa cedendo metà della sua flotta e pagando un affitto di diversi miliardi all’ anno (due se ricordo). Il personale della base era di diverse migliaia di militari. La crimea ha inoltre adottato la stessa procedura del kosovo per essere autonomo dalla Serbia e riconosciuta legittima dalla comunità internazionale. In pratica gli USA hanno lo scopo di trasformare la federazione russa in una serie di stati indipendenti (anche gli USA sono una federazione) e nella loro startegia una guerra con l’ Ucraina e gli stati eurepei dovrebbe servire alo scopo.