Greenwashing, quando le aziende mentono sulle politiche ecologiche
di Marco Venturelli
Il surriscaldamento globale è probabilmente la minaccia più grande che l’umanità dovrà affrontare nel ventunesimo secolo. Dopo svariati decenni di miopia internazionale, oggi paghiamo già lo scotto della nostra negligenza, con la possibilità, sempre meno remota, che presto i nostri sistemi economici e politici siano travolti dalla crisi climatica.
La tematica ambientale è quindi diventata con il tempo uno degli argomenti più dibattuti nei media e, con propulsioni molto differenti, tutti gli Stati stanno cercando di adeguarsi legislativamente alla tutela del pianeta, offrendo sussidi alle imprese più “green” oppure sanzionando quelle pesantemente inquinanti. Oltre all’azione statale, anche gli individui, soprattutto i giovani, tendono ad essere più accorti sulle scelte d’acquisto, prediligendo prodotti a basso o nullo impatto ambientale.
Se da un lato, molte imprese hanno attivamente cominciato ad introdurre politiche ambientali più severe nella produzione dei loro beni, altre invece hanno ben deciso di mascherare il loro carattere inquinante attraverso il fenomeno del greenwashing, cioè affermare, sui siti o sugli stessi prodotti, attività o politiche sostenibili adottate dall’azienda non veritiere, ingannando il consumatore nell’acquisto.
Dopo una ricerca condotta dalla Commissione europea il 28 gennaio 2021, si è notato come il 42% delle affermazioni sui siti delle imprese sul loro sforzo ambientale siano esagerate, ingannevoli o addirittura false.
Questo numero esorbitante dovrebbe suscitare preoccupazioni, perché da un lato dimostra la mancanza di scrupolo di alcuni imprenditori che utilizzano una pratica scorretta ed ingannevole, e dall’altro mette in difficoltà la competitività di quelle imprese che, al fine di essere realmente sostenibili, intraprendono ingenti spese per la trasformazione delle loro catene produttive.
In contrasto al greenwashing, la Commissione europea ha approvato una proposta di direttiva che mira a combattere le affermazioni fasulle. Nella citata direttiva, infatti, tutte le imprese che affermano di impegnarsi per la riduzione delle emissioni e di star intraprendendo azioni sostenibili, devono citare, chiaramente e pubblicamente, le fonti e gli studi delle proprie affermazioni.
In Italia ad operare una serie di strette sul greenwashing sono state, con svariate decisioni, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e l’Istituto dell’Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, ma non è ancora definita una normativa di contrasto al fenomeno.
Combattere il greenwashing è un compito che spetta soprattutto agli Stati e alle istituzioni, ma è importante anche che siano gli individui a prestare attenzione alle dichiarazioni di ecosostenibilità presenti nei prodotti, al fine di garantire un contrasto, anche nel nostro piccolo, di questo fenomeno.
