Parigi, storia di un’urbanistica legata alla politica
di Emilia Casella
I recenti eventi contro la riforma delle pensioni in Francia hanno mostrato di cosa sono capaci i cittadini, se uniti e contro leggi che reputano ingiuste. Per l’ennesima volta è Parigi ad essere stata teatro di scontri tra i manifestanti e la polizia. E come la storia insegna, la capitale francese non è nuova ad accadimenti di questo tipo. Anzi, secondo alcuni si potrebbe dire che queste rivolte le hanno in parte conferito l’aspetto iconico e oggi amato dai turisti di tutto il mondo.
Ma com’è avvenuta l’evoluzione di Parigi?
La capitale francese, come ogni altra città, si è evoluta nel corso dei secoli. Ogni sua trasformazione è però particolarmente imputabile ad una rivoluzione e cambiamento governativo. Tra 1789 e 1870 si succedono infatti monarchia, impero, repubblica. Tutte e tre le forme di stato si alternano.
La rivoluzione urbanistica della città
“La vecchia Parigi non esiste più”, scriveva Baudelaire per descrivere la profonda metamorfosi avvenuta nel corso della seconda metà dell’Ottocento. L’avvento di Napoleone III, salito al potere nel 1848 come presidente e poi dopo come imperatore dei Francesi, stravolge il suo “look medioevale”. Questa Parigi, ormai scomparsa, è stata sufficientemente descritta in opere come “I Miserabili” di Victor Hugo, il quale si era schierato veementemente a sfavore del suo progetto. Il protagonista delle sue critiche è il Barone Haussmann, nominato prefetto del dipartimento della Senna da Napoleone III nel 1853, definito sia artista che distruttore. Oltre a Victor Hugo e Charles Baudelaire, anche Émile Zola esplora il tema ne “La Cuccagna”. Tutti questi intellettuali commentano e condividono i dubbi riguardo al fenomeno che si sta parando dinnanzi ai loro occhi.
Sono tante le ragioni che hanno spinto l’autorità a degli interventi così massicci: povertà, cattive condizioni igieniche e anche motivazioni politiche. Napoleone III aspirava a creare una città modello, elegante e moderna. Per questo motivo, molte strade, di origine medievale, vennero sfaldate e accorpate in grandi e larghe vie, dette boulevard. Si passò da una media di 12 m di larghezza a circa il doppio, 24 m. Nell’arco di pochi anni, aumentarono esponenzialmente le zone verdi di Parigi tra parchi e giardini. Vennero piantati anche molti alberi lungo i marciapiedi e i nuovi edifici seguivano tutti lo stesso schema cromatico, grigio e blu. Inoltre, fu rinnovato il sistema fognario per questioni di salute. Questo processo di ammodernamento avvenne ad un prezzo molto caro: migliaia di cittadini meno abbienti furono costretti infatti a lasciare le loro case, distrutte per costruire una Parigi più elegante e adatta ai bisogni del XIX secolo.
Il ruolo delle rivolte cittadine
Per quanto riguarda le ragioni politiche vi sono opinioni discordanti, ma secondo la maggioranza degli storici, ciò è imputabile proprio alle frequenti rivolte che imperversavano su Parigi sin dal 1789. Queste infatti venivano agevolate dalla struttura antica della città, le cui viuzze non potevano essere facilmente attraversate dai convogli dei militari che dovevano reprimere le lotte. Alcune erano talmente strette da conferirle un aspetto labirintico. In un contesto così fertile, i rivoltosi erano in grado di creare muri alti metri, usando anche attrezzi di fortuna come oggetti di mobilio. Esempi sono rappresentati da “La libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix che raffigura scene di barricate avvenute nel 1830, la cosiddetta Monarchia di Luglio, e dal sopracitato Victor Hugo che narra le dinamiche della rivolta del 1832 nel suo romanzo storico.
Di contro, la creazione delle boulevard ha facilitato gli spostamenti delle forze di polizia, collegando meglio le caserme tra di loro. Ironico come sia stata proprio una rivoluzione a dare potere a Napoleone III: il 1848 conosce nuovi scontri e Parigi apre le danze alle insurrezioni in tutta Europa. La fine del suo governo sopraggiunge 12 anni dopo, nel 1870, anno di radicale svolta: l’imperatore viene sconfitto dai prussiani nella battaglia a Sedan. L’anno successivo Parigi subisce un altro duro colpo con la Commune (la Comune) che distrugge uno dei simboli della monarchia, il palazzo delle Tuileries. Ma questa forma di governo indipendente della Commune durò solo per due mesi.
In seguito alla repressione, l’ascesa della Terza Repubblica potrebbe far ipotizzare il termine dei cantieri nella capitale francese. Ma in realtà i lavori non si fermarono, e sebbene Haussmann fosse stato già sostituito nel 1870, i suoi progetti continuano a cambiare il volto della città sotto Jean-Charles Adolphe Alphand. Degni di nota sono le costruzioni per le Esposizioni Universali tra cui la torre Eiffel nel 1889 o anche la metropolitana inaugurata nel 1900.
Parigi nella “fin de siècle” si rinnova profondamente e il fulcro della città, le vie che pochi decenni prima erano stato associate alle rivoluzioni, diviene il volto della borghesia e della ricchezza. In quanto posteri possiamo però affermare che il piano di Napoleone III ha funzionato solo in parte. Esteticamente, Parigi è sì diventata una meta elegante, ma a più di 200 anni di distanza non ha ancora smesso di mostrare le sue tendenze ribelli. E i suoi cittadini continuano fieramente a dimostrare di esserne degni figli.
