Cos’è la tanto discussa Gpa?

Di Aniello Miele


Nelle ultime settimane uno dei topic più discussi nel panorama politico italiano è la cosiddetta GPA – gestazione per altri, sigla che fa esplicito riferimento a una forma di procreazione medicalmente assistita portata avanti da un individuo per conto di altri.


Questa sua natura intermedia infuoca ormai da anni il dibattito politico italiano, che vede contrapporsi un’ala di conservatori – FDI e Lega in primis – che la condannano aspramente definendola “utero in affitto”, e una fetta più progressista – spinta prevalentemente dal csx – che auspica ad una legalizzazione della pratica o comunque ad un approccio più aperto verso di essa.

Cos’è accaduto?
Carolina Varchi (FdI) ha annunciato che la Commissione Giustizia della Camera ha adottato il testo base della legge – proposta e firmata da Meloni e Carfagna nella scorsa legislatura – che propone di perseguire il ricorso alla gestazione per altri come reato universale.


L’iniziativa è volta a colmare il vuoto normativo presente nella norma del 2004 rendendo illegale anche il così definito “turismo procreativo”, che ha portato negli anni molti italiani a svolgere la pratica all’estero.
La misura ha immediatamente suscitato scalpore nell’opinione pubblica italiana e nelle file dell’opposizione, soprattutto a seguito delle parole della ministra Roccella e ancor più quelle del deputato Mollicone (FdI), che l’ha definito reato peggiore della pedofilia.


Allo stesso modo è stata esclusa dalla legislatura la trascrizione di atti di nascita formati all’estero riconducibili alla maternità surrogata, attestanti il riconoscimento di filiazione nei confronti del genitore di intenzione privo di legame biologico col minore, ciò ha ulteriormente inasprito i confronti e portato ad un appello di Renew Europe in parlamento europeo al governo italiano di tornare sui propri passi.


In prima linea contro la linea di governo è ancora una volta Marco Cappato che dalla sua posizione spinge ancora una volta per la regolamentazione del percorso.

Cos’è la Gpa e come è regolata.
La Gestazione per altri è applicata nel momento in cui una coppia, principalmente eterosessuale considerando i dati attuali, desidera avere un figlio ma è impossibilitata dal farlo per ragioni personali, in genere fisiche, ma talvolta anche lavorative. Queste coppie decidono a questo punto di rivolgersi ad una terza persona in grado di condurre la gravidanza perché se ne faccia carico al posto loro, che tuttavia le garantiscono, nella sua forma più basilare, sussistenza e aiuti finanziari per portare a termine la gravidanza.


La GPA prevede due modalità d’applicazione che si distinguono sostanzialmente per la relazione genetica tra il nascituro e la partoriente. Il primo caso è quello della GPA tradizionale dove l’ovulo fecondato appartiene alla donna che porta avanti la gravidanza, situazione diversa dalla GPA gestionale, che prevede che l’ovulo donato dall’aspirante madre sia fecondato in vitro e poi impiantato nell’utero di una seconda donna, che si limita a portare avanti la gravidanza, senza avere legami genetici col nascituro.
Un’altra diversità d’impostazione riguarda l’eventuale compenso cui debba o meno esser soggetta la partoriente, ciò distingue tra la pratica altruistica e quella commerciale.


In molti stati europei, come la Grecia, i Paesi Bassi e il Regno Unito, ma anche nel più lontano Canada – modello principale dei favorevoli italiani – la pratica commerciale è esplicitamente vietata e gli unici costi previsti sono quelli necessari a sostenere la gravidanza. Si differenziano invece tra loro per la pratica consentita e per le specifiche norme che consentono l’operazione.


La GPA con scopo di lucro è invece consentita in altri contesti, quali alcuni stati degli USA dove i futuri genitori sono invitati a consultare e pagare delle agenzie che si occupano di rintracciare le madri surrogate e le aiutano nel percorso, cui si sommano i compensi della donna stessa, fissati in un range trai 25.000 e i 60.000 dollari e soggetti a definiti parametri
Caso diverso e certamente più preoccupante è quello indiano, dove la mancanza di una norma a tutela dell’interesse ha inevitabilmente condotto ad un’esplicita mercificazione delle madri surrogate, che arrivano a prestarsi all’operazione puramente per ragioni economiche.


In Italia l’intera pratica è esplicitamente vietata dalla legge 40 del 14/2/2004 e ciò ha portato negli anni le coppie italiane che ne avevano necessità a praticarla all’estero, almeno fino agli aggiornamenti degli ultimi giorni.

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